“Cussignacco, 20-1-916
Cara Sorella,
Al giorno 13 ricevetti la tua gradita lettera, ed eccomi finalmente a darvi mie nuove. Forse avete pensato male per il mio lungo silenzio, ma ho aspettato un po’ a scrivervi appunto perché volevo prima sapere se quando arrivano quelli della licenza noi ci rimaniamo quà, oppure dove andiamo. Difatti per il giorno 23 devono essere arrivati tutti, e dicono che questa batteria al giorno 27 parte e va sul monte […], e giù ne viene un’altra pure dell’11°, ma di noi non ne discorrono ancora, né che ci aggregano all’altra, né che ci mandano al nostro reggimento, né che ci mandano in licenza…né di niente […]”
Una fitta corrispondenza giornaliera racconta quattro anni di guerra che un soldato semplice è costretto a vivere fra continui spostamenti da una batteria all’altra. Dal Carso a Caserta (dove vivono i “beduini”…), finalmente “imboscato”, alterna notizie di guerra a richieste di giornali, informazioni su parenti e racconti di numerosi incontri, sempre preoccupato per la censura e per gli affari di famiglia.