Tra i molti luoghi comuni che affollano l’auto narrazione del mondo del giornalismo, ce n’è uno secondo il quale un buon giornalista sarebbe colui che è capace di trovarsi al momento giusto nel posto giusto. Il caso di Filippo Santelli dimostra che può essere vero anche il contrario: è il 18 novembre 2020 quando Filippo, allora corrispondente dalla Cina per “la Repubblica”, oggi vicecaporedattore dell’economia dello stesso giornale, scopre di essere positivo al Covid. E lo scopre dopo essere atterrato in Cina, a Nanchino, dove deve trascorrere le due settimane di quarantena previste per chi arriva dall’estero. A quel punto viene trasportato in ospedale e rinchiuso in una stanza angusta, senza luce naturale, senza contatti con il mondo “reale”. Ma fa l’uso migliore di quelli con il mondo virtuale. Il rischio è di perdere la cognizione del tempo. Ho cercato di costruirmi una routine: alzarmi la mattina abbastanza presto, fare una camminata avanti e indietro nella stanza e lavorare. Ho raccontato quello che sto vivendo, attraverso una sorta di diario del mio isolamento, sia sul giornale che sui social. La reazione di Santelli è da grande giornalista: invece di lasciarsi sopraffare dagli eventi, e le circostanze lo avrebbero giustificato, si mette al servizio dell’informazione. Per 40 giorni, il suo reportage viaggia attraverso ogni strumento di comunicazione e arriva in Italia, fornisce notizie di prima mano sui protocolli di contenimento del contagio applicati in quel mondo lontano che la pandemia, nel bene e nel male, ha contribuito ad avvicinare. Oppure no? Da molti anni Santelli ricerca e pubblica notizie, dati, informazioni per rispondere a questo interrogativo. Ben prima della “Stanza di Nanchino”, ha raccontato le proteste per la democrazia di Hong Kong, lo sviluppo dell’epidemia di coronavirus ed è stato tra i pochi giornalisti internazionali ad aver raggiunto Wuhan prima del lockdown. Nel maggio del 2021, il frutto del suo lavoro è confluito nel volume La Cina non è una sola, edito da Mondadori. A dieci anni dalla scomparsa di Saverio Tutino, che nel 1950 fu tra i primissimi giornalisti italiani a mettere piede nella Cina di Mao, l’Archivio dei diari è lieto di attribuire a Filippo Santelli il “Premio Tutino Giornalista 2021”, per l’importanza delle sue corrispondenze da Nanchino, per aver offerto ai lettori italiani una prospettiva inedita sulla pandemia e per il suo impegno nel raccontare la realtà cinese.