L’epopea picaresca di un siciliano semianalfabeta, classe 1899, raccontata in mille fittissime pagine, con il punto e virgola a dividere ogni parola dalla successiva. Così la guerra sul Piave è spogliata di ogni retorica – cinico e disincantato, Vincenzo pensa solo a dormire e mangiare -, poi vive la povertà del Meridione, la Libia e l’Abissinia in camicia nera, fa festa per lo sbarco degli Americani, pratica la borsa nera, favorisce il banditismo, sempre destreggiandosi fra mafiosi e carabinieri, contrabbando e legalità.
MOTIVAZIONE DELLA GIURIA NAZIONALE:
La Giuria Nazionale del “Premio Pieve-Banca Toscana”, arrivato alla sedicesima edizione, ha deciso di attribuire ex-aequo il premio 2000 alle memorie autobiografiche di Vincenzo Rabito e Armando Zanchi.
La memoria di Armando Zanchi è l’itinerario esistenziale di un migrante che andando e tornando dalla Francia e dall’Inghilterra, sembra rappresentare ante litteram quel mondo dell’uomo flessibile di cui tanto si scrive. La Giuria si compiace di poter premiare per la prima volta la storia di un diarista che appartiene all’Alta Valtiberína Toscana, dove si trova anche l’archivio dei diari. Lo scritto di Zanchi si segnala per la spontaneità e la forza vitale del personaggio e per la capacità di descrivere con colori vividi e immediati una storia dal sapore picaresco.
Secondo l’avviso di questa Giuria, l’incontro con la scrittura del cantoniere ragusano Vincenzo Rabito rappresenta un evento senza pari nella storia dell’Archivio stesso. Vivace, irruenta, non addomesticabile, la vicenda umana di Rabito deborda dalle pagine della sua autobiografia. L’opera è scritta in una lingua orale impastata di “sicilianismi”, con il punto e virgola a dividere ogni parola dalla successiva. Rabito si arrampica sulla scrittura di sé per quasi tutto il Novecento, litigando con la storia d’Italia e con la macchina da scrivere, ma disegnando un affresco della sua Sicilia così denso da poter essere paragonato a un “Gattopardo” popolare. L’asprezza di questa scrittura – a conti fatti più di duemila pagine – toglie la speranza di veder stampato, per la delizia deí linguisti, questo documento nella sua integralità. “Il capolavoro che non leggerete”, cosi un giurato propone di intitolare la notizia sull’improbabile pubblicazione di quest’opera. Eppure, la Giuria farà in modo che altre istituzioni (Ministero dei Beni Culturali, Regione Sicilia, Università locali) vengano coinvolte al fine di trovare adeguati canali per la valorizzazione di quest’opera rara e preziosa.