“Ho tante volte pensato che sarebbe stato piacevole poter rileggere, raccolti in una specie di Giornale di bordo, i fatti più significativi della vita mia e della mia famiglia. L’impresa è naturalmente molto ardua, come tutte quelle a carattere di continuità, ma la renderò più semplice prendendo nota dei singoli avvenimenti, più o meno significativi, senza eccessivo formalismo ed escludendo di proposito ogni osservazione di carattere sentimentale ed in genere ogni pensiero troppo soggettivo, ad evitare che questo “Giornale” venga ad acquistare la fisionomia di quei diari i quali, per essere troppo rimpinzati dei pensieri e dei sentimenti di ogni giorno, data la mutevolezza dell’animo umano, non vengono mai riletti con piacere, a distanza anche di poco tempo. […]”
Trentaquattro anni di vita (1906-1940) ricostruiti nel dettaglio, grazie a una predisposizione innata verso la scrittura di sé che ha portato Marcello Rodinò di Miglione a disseminare agende di appunti e fatti, ancor prima di concepire sistematicamente la scrittura di un diario. Una pratica che Marcello avvia in un momento delicato della storia italiana, poco più di un mese dopo l’ingresso nella Seconda guerra mondiale. Da quel giorno e per i successivi 48 anni (1940-1988) non rinuncerà più a raccontare in prima persona la sua traiettoria personale e quella della sua famiglia, di antica nobiltà napoletana, legata in modo profondo alle vicende del Paese. Il padre Giulio, eminente figura di uomo politico, è tra i fondatori con Don Sturzo del Partito Popolare Italiano. Tra le molteplici pagine che raccontano le intersezioni tra la famiglia e la storia, spicca nelle memorie di Marcello il ricordo dell’incontro tra il padre e il Maresciallo Badoglio, un mese dopo l’insurrezione di Napoli. Di grande interesse anche la cronaca del giorno della Liberazione di Napoli dall’occupazione dei tedeschi, che Marcello racconta in presa diretta grazie alle informazioni che raccoglie e a quello che riesce a vedere con i propri occhi. Nel dopoguerra Marcello è destinato a ricoprire incarichi manageriali di primaria importanza. Già dalla metà degli anni ‘30, favorito da una doppia laura conseguita in ingegneria e in giurisprudenza, aveva mosso i primi passi nell’attività lavorativa alla Società Meridionale di Elettricità, distinguendosi per capacità e rigore. È l’inizio di una carriera brillantissima che lo porterà nel 1956, e fino al 1964, a ricoprire l’incarico di Amministratore Delegato della Rai proprio negli anni della nascita, e della consacrazione, del mezzo televisivo. Dopo l’esperienza al vertice dell’emittente pubblica, sarà ancora alla guida di realtà di primo piano dell’industria pubblica e privata italiana e non solo: dall’Unione europea di radiodiffusione a Telespazio, fino all’Assonime