Gli “Zappaterra” sono i contadini emiliani che mangiano patate e accolgono una bambina orfana, Margherita, insegnandole a diventare schiava del lavoro nei campi. La piccola va anche a scuola, per due anni, ma quando avrà imparato a leggere e a scrivere sarà costretta a tornare in casa tra i polli, le mucche e lo strame: nei campi occorre anche il suo aiuto. A quattordici anni scende dalle montagne sopra Marzabotto e va a servizio di una famiglia benestante a Bologna. Ma in questa casa, la Colombaia, il suo carattere si ribella subito alle ipocrisie dei padroni: cinque giorni dopo è già di ritorno. Sposerà poi un uomo debole che non stima, incontrerà per un attimo altri uomini e durante la guerra, col passaggio del fronte, darà prova della sua indipendenza prendendosela con i partigiani, più che con i nazisti e i fascisti, per la strage di Marzacotto. L’errore, per lei, è quello di aver voluto radunare tutta la gente del paese nella zona di Monte Sole promettendogli la protezione che quei ragazzi che da mesi vivevano nel monti non erano in grado di garantire. Cosi i tedeschi in fuga ebbero gioco facile nel compiere l’atroce sterminio. Dopo mesi e mesi di guerra, di soprusi e sfruttamenti, anche da parte dei partigiani che approfittavano della collaborazione sua e della sua famiglia l’alba della strage del 29 settembre del ’44 è descritta ricordando anche la fine pioggerellina e le colonne di fumo che si vedevano dalla zona in cui fu compiuto il massacro. Nel dopoguerra, l’ambiente comunista che la circonda non la convince e viene guardata con sospetto perché va regolarmente in chiesa. Io non vado da loro a imporre le mie idee loro si questo sarebbe quella libertà che tanto urlano? Quello che mi dispiace è che anche a scuola i miei figli vengano indicati a dito. per colpa mia. […] La domenica andavo alla Messa strada facendo vedevo la gente a lavorare lungo i campi, uno venne sulla strada e disse. “Ma lei il tempo che perde per amate alla Messa le viene pagato dal prete?” Intanto ha ripreso in mano tutta la grande famiglia e a cinquant’anni, dimenticate le poche nozioni di quando era bambina, decide di imparare di nuovo a leggere e a scrivere per raccontare tutta la sua storia
MOTIVAZINE DELLA GIURIA NAZIONALE:
L’autobiografia di Margherita Ianelli, bolognese, ha vinto la dodicesima edizione del Premio Pieve – Banca Toscana. La giuria del concorso, riunita a Pieve Santo Stefano il 14 settembre 1996 ha scelto pressochè all’unanimità di mettere in risalto questa memoria che sa raccontare insieme una vicenda individuale aspra, di donna orgogliosa, e la più vasta parabola di una comunità contadina in trasformazione. Descrivendo con autentica capacità narrativa, attraverso un linguaggio impervio ma vero, la psicologia dei personaggi e il loro modo di lavorare nei campi, Margherita Ianelli è riuscita a dare una dell testimonianze personali più ricche che siano note in questo genere di letteratura- forse un testo unico che entrerà nella cultura del nostro tempo.
l’autobiografia di Margherita Ianelli è stata scelta per l’iniziativa I diari della Sacher
https://www.sacherfilm.eu/portfolio/zappaterra