“La conflagrazione Europea
L’Europa in Guerra
La più grande catastrofe que mente umana può immaginarsi sta per compiersi. La guerra, questo grande flagello, passerà attraverso i popoli d’Europa seminando la strage, la fame, la miseria oltre al sangue di tante giovani e mature esistenze. La mente dell’uomo appena può rendersi conto della grande carneficina che può produrre una guerra moderna con mezzi che si posseggono al secolo XX. Fino a che un tale cataclisma resta localizzato fra due popoli le conseguenze anch’esse si localizzeranno riducendo in parte le proporzioni e i risultati di esse ma quando questa. Nasce fra 2 pù popoli allora le conseguenze sono universali e terribili. […]“
Chissà cosa avrebbe pensato l’anonimo giovane autore di questo diario se gli avessero detto che la Bruxelles in cui viveva sarebbe diventata un giorno il cuore pulsante dell’Europa unita. Di certo tra il 1 agosto e il 18 settembre del 1914, nei giorni in cui riempie la pagine del proprio taccuino, quel tipo di prospettiva non doveva apparire neppure un miraggio: dalla capitale del Belgio in cui è emigrato con il padre per motivi di lavoro articola con cadenza quotidiana il racconto dell’escalation bellica della Prima guerra mondiale, l’occupazione tedesca e la reazione della popolazione locale rimasta sgomenta di fronte all’aggressione subita. L’orecchio è teso verso le notizie che giungono dall’Italia, verso la probabile entrata in guerra, ma le informazioni che riesce a raccogliere risultano discordanti e non lo aiutano a risolvere i dubbi sul da farsi. Tornare a casa per ricongiungersi alla famiglia o restare in Belgio sperando di evitare l’arruolamento? Nell’incertezza riesce comunque a farsi riformare alla visita della leva militare presso il Consolato, anche se l’ultima annotazione con cui si chiude il diario riporta la decisione di tentare il rimpatrio.