“Lì 6 febbraio mare vicino a S.Vincenzo (1889)
Mio caro Ugo
Appena telegrafatoti si montò a bordo e ancora non ci siamo più fermati, sono ormai 11 giorni che viaggiamo. Io sono qui comandante e tutore di 287 persone che smonteranno con me a Rio Janeiro e di lì andremo alla nostra destinazione che è distante circa 5 ore di ferrovia in un posto chiamato Valencia, aria buonissima e sana; ti darò in seguito preciso indirizzo. […]“
Poche ma intense lettere, in tutto 24, raccontano una storia grande come la distanza che c’è tra l’Italia e il Brasile: Diletto, agronomo, rimane vedovo nel 1889 e subito dopo essersi risposato decide di emigrare verso il Sud America con la seconda moglie, Albina. La prima destinazione è Esteves, alla quale farà seguito Vista Alegre: l’obiettivo è sempre quello di andare in cerca di fortuna mentre la speranza è riuscire a ricongiungere la famiglia con l’arrivo della figlia Urania, nata dal primo matrimonio, rimasta in Toscana a Figline Valdarno e affidata temporaneamente al nonno materno. Le lettere raccontano
la nascita di questo progetto destinato a svanire, nonostante Diletto ce la metta tutta: colpisce infatti la testimonianza di un uomo laborioso e pieno di risorse, ben accolto e stimato dalla comunità locale ma che, pur alternando successi e fallimenti professionali, morirà prematuramente proprio a causa del duro lavoro.